domingo, 22 de junho de 2008

PAESINO

PEDIVIGLIANO

[tradução de Luciana Stegagno Picchio]

Vinto nell’invincibile tempo, paesino,
sei linguaggio del passato sole insinuato
nelle lievi fessure di un distante sogno.

Nostalgia dell’antica terra
che il futuro toglie nel mezzo del cammino
del tempo non vissuto
come vento nel suo passar leggiero!

È restato in me il tedio delle idee
esposte agli occhi del sogno mai passeggero.

L’autunno di foglie caduche precedeva la neve
il freddo e campi di bianchezza,
ciclicamente. Occhiate
famigliari gridavano il loro lamento.
Povero tempo!

Amena luce, adolescenti
bimbi e bimbe tra continenti.+.

Il cuore ha veleggiato con loro
ma qui c’era tessitura
di stelle vigili sui boschi
ad illudere un tempo per loro di dolcezza.

Entrava per gli occhi vita
nella notte sparsa in nuvole d’argento.


Nel ricordo cantano con voce chiara
il linguaggio dello spazio già vinto
nell’eternità delle pietre che sono restate,
senza giammai essere partite.
Raccontano la storia incompiuta.

Parole mi insinuano
per strade nell’alto della montagna
dove il vento si attarda.

Pedivigliano, pagine di pietra,
biblioteca
dei sogni di fanciullo.

L’attenzione alla pietra concentra l’anima
e i pensieri corrono come acqua nella carezza eccessiva.

La casa mistica, già rovina
risponde a miti della memoria
nella vibrazione presente compasso
del passaggio sacro di un tempo.
Sono rose allacciate soffiate dal vento
dell’immenso mare di fronte al paesino amato.

Il tempo vinto, la vibrazione presente
corpo e anima avvinghiati, alla luce amena
l’ora suona quando sto con loro
nel tempo trafitto d’infinito che mi illude
mentre scrivo questi versi.

Roma, settembre 2004

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